Artribune

GALLERIA MACCA È LIETA DI PRESENTARE FIORI, STORIE, CITTÀ, SECONDA MOSTRA PERSONALE DI DAVIDE VOLPONI A CURA DI EFISIO CARBONE. 



Sotto la lente di Davide Volponi 


A distanza di due anni, Davide Volponi si presenta alla Galleria Macca con una nuova serie di lavori fotografici. Il progetto conserva quell'originalità, freschezza e profondità a cui ormai un creativo come Volponi ci ha abituati da tempo, compresa quella constante sottile ironia che tutto cuce e rende sorprendentemente coerente. 

Mondi, numerosi, mondi sospesi tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, per dirla con il filosofo Pascal. 

Dai diorami truculenti dei fratelli Chapman alle suggestioni di Liliana Porter all'ultima Biennale di Venezia, i micro-cosmi continuano a esercitare il loro fascino sull'arte contemporanea. I lavori di Volponi vivono comunque una loro originalità: non cercano di rappresentare altri mondi, non intendono miniaturizzare il nostro e non si risolvono in oggetti finiti su cui si avverte un diaframma che separa, chiude, circoscrive. Non sono nemmeno fiabeschi Viaggi di Gulliver da immaginare al di là del mare. 

Le Polaroids che scorrono davanti ai nostri occhi mostrano il “visibile nascosto”, lasciandoci il dubbio che forse ciò che non vediamo, non lo vediamo perché a noi interessa solo il “visibile apparente”, una bella lezione magrittiana espressa con gioiosi paradossi dove mondi né paralleli né distanti, ma contemporanei e immanenti, vivono luoghi riconoscibili “sproporzionati” con altri occhi, altri sentimenti, altre storie ma con gli stessi vizi e le stesse virtù di noi giganti della normalità. Allo spettatore il compito di ascoltare il suggerimento pascaliano e “perdersi, senza fine e senza posa, in queste meraviglie, così stupefacenti nella loro piccolezza quanto le altre nella loro estensione”, per poi riflettere su quale dimensione prendere davanti alle esperienze della vita. 

[Efisio Carbone]